E’ scomparso alle prime luci dell’alba di mercoledì 20 ottobre, all’età di 71 anni, il prof. Rocco Di Vietro, storico dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Pietrocola – Mazzini” di Minervino Murge, che proprio sotto la sua direzione aveva assunto la connotazione giuridica scolastica attuale.
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Vivo il ricordo in tanti insegnanti e alunni di colui che veniva indicato solennemente come “Il Direttore”, o molto semplicemente dagli amici più cari “Rocchino”.
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Aveva iniziato la sua carriera nell’insegnamento nella scuola elementare, per poi ricoprire il ruolo di vicario del direttore, l’indimenticabile prof. Giannetto, per poi assumere la carica di dirigente scolastico, dopo qualche esperienza fuori paese. Sotto la sua direzione, la scuola minervinese ha assunto la connotazione odierna, Rocco Di Vietro l’ha accompagnata nel delicato passaggio della riforma, rendendo l’Istituto partecipe delle progettazioni PON, dei bandi ministeriali, della formazione continua dei docenti, facendosi portatore di diverse progettualità e iniziative per qualificare il nostro Istituto. Nel 2008 lascia la scuola di Minervino per assumere incarichi direzionali importanti presso il Provveditorato degli studi di Bari.
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Anche nella seduta del primo Consiglio Comunale di giovedì scorso è stato tributato il giusto omaggio all’ex Dirigente Scolastico del nostro Istituto cittadino con un minuto di silenzio in sua memoria richiesto all’ inizio seduta dalla Sindaca, avendone anche rivestito il ruolo di consigliere comunale.
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Molti i pensieri e i messaggi di affetto in ricordo di una persona che ha dato molto per la comunità, soprattutto nell’ambito dell’educazione e della formazione, in particolare di amici e colleghi che hanno voluto sottolineare il suo animo gentile, corretto e ironico.
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Noi lo vogliamo ricordare con le parole che la comunità scolastica ha voluto trascrivere nel manifesto di commiato, riportando una poesia di Cesare Pavese, “L’amico che dorme”.
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Che diremo stanotte all'amico che dorme?
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La parola più tenue ci sale alle labbra
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dalla pena più atroce. Guarderemo l'amico,
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le sue inutili labbra che non dicono nulla,
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parleremo sommesso.
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La notte avrà il volto
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dell'antico dolore che riemerge ogni sera
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impassibile e vivo. Il remoto silenzio
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soffrirà come un'anima, muto, nel buio.
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Parleremo alla notte che fiata sommessa.
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Udiremo gli istanti stillare nel buio
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al di là delle cose, nell'ansia dell'alba,
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che verrà d'improvviso incidendo le cose
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contro il morto silenzio. L'inutile luce
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svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti
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taceranno. E le cose parleranno sommesso
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Alla famiglia Di Vietro giungano le più sentite condoglianze da parte della nostra redazione.
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