L fuch d la Madonn a M-narvein

Michele Limongelli
La tradizione vuole che, per la ricorrenza dell'Immacolata, i minervinesi accendano dei falò per asciugare il corredo destinato al piccolo Gesù
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A Minervino la Madonna viene onorata  parecchie volte nel corso dell'anno ma ci sono 3 ricorrenze fondamentali:

La Madonn du Sabt
Santa Marèj
La Madonn

Quest'ultima ricorre l'otto dicembre ma nella vecchia tradizione in quel giorno praticamente si andava solo a messa, mentre i festeggiamenti erano finiti nella notte precedente.
Ma andiamo con ordine.

Nelle case la sera del 6 dicembre cominciavano i preparativi : il giorno 7 sarebbe stato giorno di digiuno ma qualcosa era ammesso mangiare… " r pan duzz"… Queste erano  pagnottine grandi come il pugno di un bambino, fatte con l'impasto per il pane comune e con l'aggiunta di un po' di olio e semi di finocchio. Dopo la lievitazione venivano " scallate" cioè immerse per qualche minuto in acqua bollente e quindi disposte sul " tavoliere" sino al mattino.

La mattina del 7 nelle paniduzze venivano infilate le mandorle intere e si portavano al forno posizionate nelle grandi " lamiere " messe a disposizione dal fornaio. Le lamiere erano delle grandi teglie lunghe fino a 1 metro e larghe fino a 60 centimetri, avevano un bordino di un paia di centimetri ed erano alquanto deformate perchè sottili, nelle lamiere praticamente si mandavano al forno tutti i dolci tipici di Minervino…biscotti, tarallini, taralli, scarcedde, marzapani, susimiddi…

All'una, tornando da scuola, affamati per il digiuno, si mangiavano le panidduzze come se fossero delle leccornie e si aveva pena per i ricchi che mangiavano quelle comprate al negozio che si pensava fossero meno buone di quelle fatte in casa….
Nel frattempo nel pomeriggio cominciavano a tornare gli uomini da " foor.." con il carro pieno di legna grossa per i falò della sera. Dopo aver mangiato ( finalmente!) nella propria abitazione, si preparava il falò davanti casa. Mediamente c'era un falò ogni 50 metri e intorno a ognuno si sedevano quelli che abitavano più vicino.

Il falò ( u fuch), nella credenza popolare, serviva ad asciugare il corredino che la Madonna aveva lavato in vista del parto imminente.  Considerato la brutta stagione , e dato che non si asciugava da solo, si aiutava l'asciugatura mediante il calore prodotto dai falò dei fedeli.
Intorna al fuoco si raccontavano storie, si malignava su quelli che non c'erano, si mangiava pane, formaggio , olive alla calce, si beveva vino fino a tardi. E mentre gli adulti facevano queste cose, " l uagn nitt" , di nascosto alle madri, si riempivano le tasche di sale grosso e correvano da un falò all'altro lanciando sulle fiamme il sale. Questi, schioppettando, spaventava quelli che erano seduti vicino al fuoco che gridavano : " uè malazzaghèt , ca vulit iess acceis , c v'angapp…( ehi, malazzagati, che vi possano accidere…se vi prendo…)

Il falò più grande veniva fatto " mezz o largh d sant m chèl " proprio dove comincia il corso dove attualmente cè un punto vendita di frutta e verdura.
Allora la maggior parte delle strade erano in terra battuta e il fuoco non danneggiava niente, poi verso la metà anni '50 le strade furono lastricate, poi asfaltate e la tradizione dei fuochi morì. Mancò anche la legna perchè furono estirpati i mandorleti ( l mul neit), morì forse il gusto delle cose semplici….

So che a Minervino molti continuano a fare le panidduzze…quelle che vedete nella foto sono della mia amica Rosa Limongelli.

mercoledì 3 Dicembre 2014

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