Le tradizioni del Natale a Minervino: li dulc d’Natal e d’occh r d Santa Lucej

Michele Limongelli
Un tuffo nei sapori e nei profumi del Natale a Minervino Murge.
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C'era una cosa nelle tradizioni natalizie che , da bambino, mi faceva sentire già grande: U Mat tein.
Cominciava il 16 dicembre e la funzione era alle 5 del mattino. Avrei evitato il sacrificio della levataccia ma ero costretto ad accompagnare una giovane ragazza troppo devota. La mia presenza (avevo 5 o 6 anni !) doveva tenere lontano i giovanotti troppo bollenti ! Al "matutino" le chiese si riempivano anche di donne che durante l'anno disertavano le funzioni religiose. I grandi assenti era gli adulti maschi, salvo, nella mia parrocchia, un uomo che , si diceva, andava in chiesa per pizzicare il sedere delle donne che, per evitare lo scandalo…, subivano in silenzio!

Il "matutino" si concludeva la sera della Natività ma io di solito non c'ero : distrutto dal sonno accumulato, quella sera facevo festa perchè la ragazza che accompagnavo trovava altra compagnia.
Tornando ai giorni precedenti il Natale, pur ricordando gli accadimenti di quando ormai ero un giovanotto, mi porto dietro il profumo dei ricordi dell'infanzia e quale ricordo è più forte della preparazione delle " Caus dulc "?

Anche i bambini collaboravano : chi schiacciava le mandorle che sarebbero servite per le " sfigghiatedd", chi i ceci abbrustoliti che costituivano la base della " sfelta" che era il ripieno dei " calzuncidd".
Le famiglie erano numerose e la quantità di sfoglie era grande, e quel magico attrezzo chiamato " dirr- dirr " affascinava i bambini e faceva nascere quantità incredibili di " scart-dèt", calzuncidd e sfigghiatedd… I letti si riempivano di queste prossime leccornie per cui prima di andare a letto bisognava friggere.. Purtroppo c'era gente che non potendo comprare tanto olio le mandava al forno rinunciando alla fragranza del fritto.

La frittura avveniva nella caldaia dove si cucinava la pasta perchè nessuno aveva ancora le cucine a gas e , avendo quasi tutti una unica lampadina che illuminava la casa , questa lampada aveva una specie di arrotolatore che permetteva di portare la lampada sulla caldaia.
L'"incileppatura " con il vino cotto di fichi avveniva nei giorni successivi e anche questo era un rito. Nel frattempo , se si era in età scolastica, le scuole , concentrate tutte " seus o castidd " si chiudevano e già si aveva nella cartella la " letterina " da mettere sotto al piatto del papà il giorno di Natale.

Si partecipava alla costruzione del presepe che era presente in poche famiglie, mentre l' albero era assente completamente. A Natale si riunivano le famiglie, si era in tanti e l'invito valeva per i giorni di vigilia, Natale e S. Stefano…Una pacchia per i bambini che mangiavano sempre, mentre gli adulti giocavano a tombola, a sette e mezzo, "o cingh"… E dopo giorni di giochi tutti avevano in tasca i soldi di quando avevano cominciato, praticamente nè vincitori nè vinti.

A proposito di soldi e di regali ai bambini: non si usava niente , Ai bambini niente di niente con una sola eccezione, quando il papà trovava la letterina sotto il piatto la faceva leggere al bambino ( la maggior parte dei nostri padri non sapeva leggere) e poi gli dava qualche 10 lire che poi la mamma requisiva dicendo che avrebbe comprato qualche regalino. Erano delle pietose bugie ma eravamo felici lo stesso…

APPROFONDIMENTO: D'OCCH R D SANTA LUCEJ
Alle 5 del mattino del 13 dicembre, nella piazza del Seggio, veniva acceso un grandissimo falò in onore di Santa Lucia, simbolo della Luce.
La gente arrivava, si scaldava le mani, diceva due chiacchiere e poi proseguiva per la Chiesa Grande dove alle 6 veniva celebrata la Messa.
Questi dolci, difficili a farsi, sono il ricordo degli occhi della giovane santa siracusana, uccisa per aver difeso strenuamente la sua verginità.

venerdì 12 Dicembre 2014

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