L'APPROFONDIMENTO

Troppi incidenti stradali

Saverio Costantino
Saverio Costantino
Incidente Stradale
Una lettura che non può solo riferirsi alla precarietà della rete stradale
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Ero in ascolto dello spot che indica gli incidenti stradali tra le prime cause di morte di giovani tra i 17 anni e i 25 anni, rimandando ogni contenuto tragico all’uso di sostanze e di alcool, nonché agli eccessi di velocità e di imprudenza.

Tutti questi comportamenti sono da attribuire non solo alle tragiche coincidenze, ma a comportamenti che possono essere adottati da ognuno di noi. Ogni comportamento estremo mette a repentaglio o, meglio, ha molte più possibilità di mettere a repentaglio la propria e altrui incolumità. Anche chi pratica sport e attività estreme, in fondo, pur calcolando e prevenendo il rischio, stressa e mette alla prova i propri limiti. Io direi mette alla prova la propria vita! Perché allora mettere a rischio la propria vita non rispettandola, anzi attaccandola? Perché sentirsi capaci, se si sopravvive al rischio e magari si alza il livello per sentirsi ancora più rinforzati nella propria autostima? Quante nostre scelte possono essere attribuite a questa deriva dei contenuti che tutelano la nostra vita?

Anche perpetrare attacchi alla natura, all’ambiente e continuare ad inquinare, governati dal Dio denaro è una sorta di sciocca e lesiva condotta, è come fumare in una polveriera.

Aver cura di sé e rispetto per la vita è sempre, dico sempre, un gesto reciproco perché ogni condotta autolesiva è sempre un attacco anche a chi ci vive intorno.

Pensate ai genitori che perdono un figlio, o pensate a chi viene coinvolto in episodi che ledono la prima serenità o la qualità della propria vita. Insomma una lettura sistemica che tende a riconoscere che non siamo mai soli, ma siamo assolutamente interconnessi.

Ora tentato dal citare principi educativi preferisco entrare nel mondo intrapsichico, che dovrebbe interrogarci sulle nostre vite e su cosa stiamo lavorando per renderle personalizzate.

La fatica è stata sostituita dalla futilità, dalla illusione che si è felici con un calice di prosecco o con uno spritz ripetuto fino a rompere i nessi razionali. Per ridere bisogna fumare una canna? Per essere performanti bisogna sniffare cocaina? Per attestare che siamo felici, dobbiamo pubblicare foto sui social di momenti condivisi e di occasioni artificiali?

A quale senso stiamo tendendo lo chiedo ai lettori perché siano artigiani dei propri vissuti e non imitatori delle illusioni degli altri.

venerdì 27 Gennaio 2023

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