La Processione della Desolata a Canosa di Puglia (le foto sono state scattate nei primi anni del 2000 dell'architetto veneziano Luigi Guzzardi fotografo dilettante)
settimana santa

La processione della Desolata come esperienza multisensoriale e urbana

Sabina Lenoci
Sabina Lenoci
Domani, sabato 8 aprile a Canosa, uno dei riti più caratteristici della settimana di passione in Puglia
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Durante la settimana Santa a Canosa di Puglia, nell’alto barese, città antichissima e unica per la presenza di un vasto e diffuso patrimonio storico-archeologico intarsiato nella città contemporanea si svolgono alcune processioni che hanno ancora la capacità di emozionare per la devozione che in essa viene profusa dagli organizzatori e da una palpabile sentita partecipazione di tutta la popolazione.

Tra queste la più scenografica e maestosa che mescola valori religiosi e tradizioni ancora più antiche è sicuramente la processione della Madonna Desolata che si svolge il sabato della settimana Santa. Quest’anno la Processione partirà, come sempre dalla chiesa di San Francesco, alle ore 9 di domani 8 aprile per fare rientro intorno alle 14. La processione che viene svolta come la vediamo noi da oltre un secolo, viene preparata da un apposito comitato entro la gran parte dell’anno, attesa da tutta la città, seguita da numerosi visitatori e dai canosini che vivono altrove che tornano nel loro paese per le feste.

La Desolata evoca la disperata ricerca di una madre, la Madonna che cerca il corpo del figlio, dopo la sua morte per poterlo piangere. Il suo peregrinare per la città viene accompagnato dal canto di dolore, impostato su una interpretazione dello Stabat Mater (composto e coordinato fino a qualche anno fa dallo straordinario maestro Mimmo Masotina). Un centinaio di donne vestite di nero e con il volto coperto da un velo dello stesso colore, simbolo di rispetto e allo stesso tempo impenetrabile per consentire l’espressione del proprio dolore con maggiore dignità, seguono la statua della Madonna, portata a spalla, come un’onda poderosa, nel suo vagare per le vie della città.

Un’evocazione dei vangeli mista alla tradizione pagana del rito funebre dove le donne, dette ‘prefiche’ sin dall’antichità, erano addette ad accompagnare la salma col loro pianto e preghiere fino al luogo di sepoltura. Rito ancora presente in alcuni paesi del mediterraneo e del nostro sud e che a Canosa è stato praticato fino al secolo scorso.

Una grande sceneggiatura per evocare la morte del Cristo in attesa della resurrezione che ha come scena attiva la città. Il peregrinare della desolata, delle donne velate, dei bambini vestiti come angeli, delle autorità ecclesiastiche e civili, delle confraternite religiose e della magnifica banda della città unisce luoghi dell’urbe antica e delle parti più moderne che nel quotidiano di tutti giorni rimangono distanti e purtroppo ancora poco interagenti.

Non è difficile per tutti, ma forse ancor di più per le donne, immedesimarsi nel dolore della madonna in cerca del figlio. Ancor di più in questo tempo storico in cui il mondo intero è teatro di guerre e sanguinosi conflitti e molte madri vivono il dolore per la perdita dei propri figli. Oppure vivono il dolore per quei figli che muoiono nel mare prima di arrivare in Europa alla ricerca di un futuro migliore o che vengono giustiziati solo perché si ribellano alle dittature in Iran, Siria, Afganistan…

E’ difficile spiegare con le sole parole ciò che il rito riesce ad evocare in chi lo vive. Ben al di là della sola fede, ripreso da fotografi in reportage che hanno fatto il giro del mondo, e persino da registi come Pippo Mezzapesa che in un recente film presentato alla mostra cinematografica della Biennale di Venezia utilizza un frame della processione per accompagnare il dolore di una donna che cerca di liberarsi da un destino di mafia.

La processione della Desolata si avvicina alle forme della tragedia greca, racconta il dolore e contemporaneamente la sospensione dell’attesa, attraverso atteggiamenti di grande dignità di chi sa che tutto si è compiuto (per una causa divina) ma non rinuncia alla sua umanità rappresentata dalla possibilità liberatoria di una madre nel provare pietas per il figlio morto iniquamente seppur per una causa giusta.

Il rito collettivo della processione della desolata vissuto nella città di Canosa dove plasticamente antico e moderno si fondono e coesistono accoglie un’umanità che lontano dalle grandi città, dai percorsi turistici più conosciuti e frequentati, può emozionarsi per spirito di fede ma anche perché ancora in grado di ritrovare la sua dimensione umana ed universale.

La città non è solo palcoscenico del dramma millenario che vi si svolge. Con i suoi differenti contesti dona esperienze sensoriali multiple soprattutto quando la statua della Madonna di ottima fattura, con le donne velate, attente a non scoprire il volto per qualche folata di vento primaverile, consueto sulla collina del castello, la più alta nella città dei ‘sette colli’ (come Roma, Istanbul, ovvero come le più grandi capitali della romanità) la magnifica banda, gli angeli, i fedeli si inerpicano con ostinazione per le tortuose vie.

Un’esperienza non solo mentale che consente a tutti di immedesimarsi nel dolore di una madre, anche perché si comprende che quel dolore è il proprio dolore e quella ricerca è la propria ricerca verso una possibile resurrezione.

L’esperienza dei riti collettivi nella città di Canosa dove antico e moderno sono ancora riconoscibili e compresenti e consentono di vivere esperienze inusitate si completa piacevolmente in questi giorni con le proposte enogastronomiche eccellenti ed innovative che offre la città. Le quali hanno saputo trovare lo sviluppo entro una via di innovazione, gratificata e suggellata dai numerosi premi internazionali ottenuti dai prodotti oleari ed in generale eno-gastronomici della città, concepiti nel rispetto delle tradizioni e dell’eredità del passato di una città importante centro politico, di commercio, arte e cultura oltre che religioso nell’antichità e che forse per questa strada può proiettarsi verso il futuro.

venerdì 7 Aprile 2023

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Paolo
Paolo
1 anno fa

Da Canosa, complimenti per l’articolo così esauriente! 👏👏👏