SULLE SPALLE DEI GIGANTI

La Congregazione di Santa Maria di Loreto di Capracotta a Minervino (Parte 2)

Pianta topografica
La Congregazione di carità di Capracotta decide di mettere in vendita un appezzamento in agro di Minervino Murge, alla contrada Bosco da Piedi. Una pagina di storia per conoscere e interpretare il territorio di Minervino Murge
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Autore: Sabino Redavid

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Vediamo ora quali sono state le condizioni perché potesse avvenire la vendita.

Le vendite in parola si sono consentite fra le parti contraenti dei distinti appezzamenti alle distinte persone come innanzi, con i diritti accessorii, ad ogni appezzamento, secondo le fatte spieghe1 e per i prezzi sopra riportati vendita per vendita, prezzi che in totale sommano a £ 30.0002. I diversi prezzi nell’ insieme di £ 30.000 a vista di me notaio e testimoni, in biglietti di banca del Regno, vengono versate in potere del signor Ianiro Saverio, che dopo aver ritirate le £ 30.000, somma comprensiva di tutti i prezzi, accusa ricezione ai compratori distintamente del rispettivo prezzo a ciascuno e rilascia loro ampia e finale quietanza, con dichiarazione che l’ Opera Pia venditrice non ha altro da pretendere all’ oggetto. Il signor Ianiro, a sua volta, consegna le £ 30.000 al tesoriere della Congregazione di Carità signor Giangregorio Carnevale, per tutti gli effetti contabili dell’ Ente ed entrambi dichiarano che la somma stessa ritratta dalle vendite sarà reimpiegata in rendita pubblica, consolidati cinque per cento in conformità delle deliberazioni della Congrega”. E questa era la conditio sine qua non perché potesse avvenire la vendita.

E’ interessante ciò che si dice a proposito delle acquirenti donne con marito, cui viene riconosciuto il diritto esclusivo della titolarità della proprietà acquisita, naturalmente pagata con denaro non riveniente dal cespite familiare. “…Gli acquirenti riconoscono che gli acquisti delle donne maritate parafernali3, in rivenienza di danaro parafernale per tutte esse maritateper effetto delle compiute vendite il dominio ed il possesso di diritto del fondo restano trasferiti da oggi negli acquirenti per i distinti e rispettivi appezzamenti come innanzi; convenendosi che il possesso di fatto col diritto alla percezione dei frutti ed obbligo di pagare i pesi reali e legali innanzi menzionati alla data del 30 settembre 1921”.

Le parti consentivano le volture di fondiaria, frazionando l’ imponibile di £ 895,05 ed assegnando ad ogni quota £ 17,55 da dividersi a metà negli acquisti di mezze quote, ed assegnando agli otto appezzamenti indicati con le lettere £ 17,55 per tutte e otto, da ripartirsi fra gli otto acquirenti in parti uguali.

Ancora “…i contraenti rinunziano ad ogni ipoteca legale e dispensano il Conservatore delle Ipoteche di Trani dal pubblicare qualsiasi iscrizione di ufficio. Le spese di questo atto restano convenute a carico degli acquirenti in proporzione dei rispettivi acquisti…”.

L’ atto venne firmato da Saverio Ianiro, Giangregorio Carnevale, dal notaio e dai due testimoni fidefacienti, delegati altresì dai contraenti che dichiaravano di non sapere scrivere né firmare, a firmare i fogli in margine e gli alligati.

Ora capiremo perché fu necessario che la Congregazione dovesse riunirsi per ben tre volte nell’arco di un anno, il 1 febbraio 1920, il 5 marzo 1921 e il 25 agosto 1921; tutte allegate all’ atto di vendita, insieme alla pianta esaminata in precedenza e pienamente accettata dai contraenti perché conforme alla loro volontà.

La prima deliberazione della Congregazione di Carità, datata 1 febbraio del 1920 a Capracotta, riporta all’ oggetto “Condizioni per la vendita della Tenuta Treiacci”. E’ composta dai signori Ianiro Saverio presidente, Scuillo Carmine, Conti Ottorino, Tella Salvatore e Tella Gabriele, componenti, con l’assistenza del Segretario.

Dopo la lettura dell’ o.d.g., “Vendita della tenuta Treiacci ed investimento della somma in rendita del Prestito Nazionale”, il presidente illustrò la questione: “… la Congregazione di Carità possiede in agro di Minervino Murge (Bari) un latifondo pascolativo denominato Bosco da Piedi o Treiacci, dell’ estensione di circa ha. 64,70, riportato nel Catasto di Minervino, intestato a Madonna di Capracotta..”. Inoltre affermava che “…detto terreno è stato sempre fittato nell’ultimo quindicennio per £ 1.125,15 annue quando l’imposta Fondiaria era appena di £ 400 circa, e vi era la convenienza di mantenerlo. Ma da quattro anni in qua, scaduto il fitto, è riuscito difficile rinnovarlo a buone condizioni ed è stata una necessità contentarsi per £ 550 prima e poi per £ 900. Solo in questo anno è stato fatto un fitto di £ 1000. Per contrario le sovraimposte comunali e provinciali sono molto aumentate; nuove imposte per contributi civili sono state applicate e nel 1919 la Congrega ha percepito un fitto di £ 900, pagando £ 965 di imposte, con una passività di £ 65. Nel 1920 l’imposta è di £ 1218, 65 ed il fitto di £ 1000 con un passivo di £ 218,65 oltre l’assistenza civile. Giustamente preoccupata la Congrega di questa difficile situazione, che fa del patrimonio un cespite oneroso, ne stabilì in massima la vendita ed egli affidò l’incarico della perizia all’agronomo signor cavalier Santilli Agostino, il quale in questi giorni si è recato sul luogo ed ha presentato la perizia giurata del 26 gennaio p. m. di cui dà lettura e dalla quale risulta che il latifondo ha un valore di £ 25.000. Invito perciò l’adunanza a voler formare le condizioni per la vendita…”.

Da questa breve ed esauriente esposizione del presidente la congrega trovò non solo la convenienza ma la necessità urgente della vendita; così dopo ampia e ponderata discussione con voti unanimi deliberava:

1° Che la tenuta Treiacci in agro di Minervino Murge sia venduta all’ asta pubblica, con estinzione di candela vergine4 e che il prodotto sia completamente investito in rendita del Prestito Nazionale.

2° Che la vendita sia fatta nello stato in cui il latifondo si trova, a corpo e non a misura, con tutti i pesi e servitù inerenti in base al prezzo di £. 25.000, da pagare nell’ atto della stipulazione del contratto.

3° Che per concorrere all’ asta debbono gli aspiranti fare un preventivo deposito di £ 2.500 a garanzia di tutte le spese d’ asta e contrattuali che andranno a carico dell’ aggiudicatario, e che ogni offerta di aumento non sarà inferiore a £ 50.

4° Che l’ aggiudicatario dovrà mettere nel possesso dopo la scadenza dell’ attuale fitto , cioè al 29 settembre 1920.

5° Che il Presidente resta autorizzato a compiere tutti gli atti relativi all’ incanto ed alla vendita, previa larga diffusione, fin da ora, di preavvisi e dopo la superiore approvazione tutoria, dei relativi avvisi d’asta, nonché all’ acquisto della rendita del Prestito Nazionale.

6° Che si facciano voti alla Spett. Commissione Provinciale per la sollecita approvazione della pratica , se è possibile che vi sia anche l’ autorizzazione a tenere le aste in Minervino od in Capracotta, come al Presidente più opportuno parrà”.

La deliberazione, letta e confermata, venne sottoscritta da tutti i comparenti, resa pubblica senza opposizioni nell’ albo pretorio del Comune di Capracotta in data di domenica 8 febbraio 1920. La stessa altresì venne approvata dalla Commissione Provinciale di Beneficenza del 24 aprile presieduta dal Prefetto Santangelo in quel di Campobasso. Seguono infine anche le firme dei rappresentanti degli acquirenti Grazia Giorgio, Leone Angelo, Tricarico Filippo, Bevilacqua Riccardo, nonché quelle dei testimoni e fidefacienti Di Rienzo Carmine, professore di disegno, e Francesco Villani, legale, e di Michelangelo Di Bona fu Giuseppe notaio residente in Minervino Murge.

NOTE:

1 Sarebbero le spiegazioni.

2  Pari a ca. 32.306,25 attuali secondo il calcolo di www.avvocatoandreani/rivalutazionemonetariastorica.

Ogni appezzamento “intero”, era di circa ha 1, are 23 e ca 45, cioè 1 versura locale per un corrispettivo di £ 647 e cent 5, cioè € 697 attuali; la metà di circa are 61 e ca 72 veniva venduta a £ 323 e cent 50 per € 348,5. Naturalmente vanno tenuti presenti i vari fattori di rivalutazione. Ricordiamo che 1 carro corrispondeva a 20 versure, 1 versura a e 3 tomoli cioè a 123,45 are quindi a 12.345 m2., 1 tomolo a 2 mezzetti, 1 mezzetta a 2 quarti, 1 quarto a 2 stoppelli, 1 stoppello a 3 misure, 1 canna lineare a 8 palmi, 1 palmo a 26,5 cm. Inoltre 1 tomolo a 15 passi, 1 passo a 7 palmi o 60 passatelli.

3 Parafernale cioè fuori dai beni dotali portati dalla sposa.

4 Quando l’asta si tiene col metodo della estinzione delle candele, se ne devono accendere tre, una dopo l’altra: se la terza si estingue senza che siano fatte offerte, l’incanto è dichiarato deserto. Così recita il regio decreto n. 827 del 23. Maggio 1924. Se invece nell’ardere di una delle tre candele si siano avute offerte, si dovrà accendere la quarta e si proseguirà ad accenderne delle altre sino a che si avranno offerte. Quando una delle candele accese dopo le prime tre si estingue ed è consumata senza che si sia avuta alcuna offerta durante tutto il tempo nel quale rimane accesa, ha effetto l’aggiudicazione a favore dell’ultimo migliore offerente.

Se dopo l’accensione e l’estinzione di tre candele che durino ciascuna un minuto non sia stata fatta alcuna offerta, è dichiarato compratore, per il prezzo portato dal bando, il creditore che abbia fatto l’offerta del prezzo secondo l’art. 663. Quando l’incanto è stato aperto sul prezzo di stima e non vi sono state offerte, esso si rinnova con successivi ribassi del prezzo di stima di un decimo almeno (art. 665). Nei quindici giorni successivi alla vendita è ammesso l’aumento del sesto da parte di coloro che abbiano compiuti i depositi indicati nell’art. 672. In questo caso si procede a nuovo incanto, e se in questo non si ha un’offerta maggiore, è dichiarato compratore chi ha fatto l’aumento (art. 682). La procedura dell’incanto è chiusa con la sentenza di vendita (art. 685). Cod. Proc. Civ. in G. Guidi, Esecuzione mobiliareEsecuzione immobiliare, in Enc. giur. italiana, V, 2, Milano 1906.

(Continua…)

venerdì 12 Aprile 2024

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