Molto diffusa e con risvolti anche particolarmente distruttivi per sé e per chi lo circonda, la sindrome di Superman ovvero vivere dipendenti dal lavoro.
Chi ne soffre ipervaluta le proprie potenzialità e competenze, per cui chi collabora con queste persone vive la continua squalifica e il controllo, tipico di chi pensa “nessuno lo sa fa bene come me”. Le scelte migliori, anche spesso in campo economico le fa solo “superman” magari mettendo a rischio la stabilità della azienda che rappresenta, o anche del contesto che il suo ruolo gli affida. Anche superman senza la sua divisa, era tra la gente a volto scoperto, ma non riconosciuto.
«Non possono essere la stessa persona, se si togliesse gli occhiali non vedrebbe niente!» (Superman)
Spesso capita di veder affidata la flebile personalità di qualcuno ad un ruolo, lasciando così la persona instancabile nella ricerca di approvazione dai sottoposti, o meglio, da parte di chi asseconda il tratto del narcisista; ovviamente chi lo fa non è mai una persona che capace di mettere costruttivamente in discussione questo tratto, ma sa solo applaudirlo, anche quando e’ sul bordo di un precipizio.
Il nostro Superman è una persona molto sola, non riconosce nelle amicizie e nella famiglia o nei figli una meravigliosa risorsa, ma anzi li vive come un ostacolo. L’unico compagno di vita è il lavoro e nessuno deve distoglierlo dai suoi obiettivi.
Può il solo lavoro riempire le giornate di una persona? Può dare tutte le emozioni di cui quotidianamente è necessario nutrirci?
Riconoscere questa sindrome, sviluppandone la giusta consapevolezza, lasciandosi aiutare dagli specialisti, aiuterebbe chi ne soffre a crescere.
Adesso tocca a voi, quanti Superman conoscete?
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