Ormai sempre più, come apprendiamo quotidianamente dalla lettura dei social, diventati luogo virtuale per canalizzare continue pillole di saggezza, siamo testimoni di genitori scudieri e difensori dei propri figli, anche quando purtroppo questi ultimi sono arrivati alla “frutta “, rendendosi protagonisti di comportamenti notevolmente disfunzionali e lesivi.
In discussione sono sempre più i docenti, le forze dell’ordine che, ricevendo una delega in bianco dai genitori, spesso poi si sentono soli e in posizione difensiva, svolgendo un ruolo che a loro non spetta. I genitori non possono delegare il ruolo di educare. Per educare nessun genitore può esimersi dal trovarsi su fronti diversi con i propri figli, non può e non deve trovarsi invischiato con i propri figli per poi colludere. Le posizioni dei genitori non possono essere le stesse di un figlio adolescente, salvo ritrovarsi poi nella confusione, mettendo magari in atto stili adolescenziali, sovrapponibili a quelli dei figli.
Piacere, difendere, concedere, quel “dare tutto” vuol dire invece solo una cosa: “togliere tutto” alla loro responsabilità.
Non confondiamo la libertà con la responsabilità, sono due posizioni da alleare, non antitetiche, pensando che si è liberi se si trasgredisce, mettendo in discussione i punti fermi.
Insomma in passato, ma già solo 20 anni fa, le mie terapie familiari erano impostate, come i capisaldi della teoria sistemica, sul conflitto genitoriale, magari padre-figlio. Oggi ciò è sparito, il problema è fuori da noi. Sinceramente osservo che ormai avere una famiglia che si ferma per un’ora a discutere è una vera rarità, c’è sempre qualcuno che manca perché ha cose più importanti da fare, c’è sempre qualcuno che arriva tardi o prova a rimandare l’appuntamento. All’improvviso la famiglia si riscopre “riservata”, non sente il bisogno di parlare di cose personali ad uno sconosciuto. E si, molto meglio farlo sui social. Tutto sembra più importante del discutere magari sul contenuto di un figlio che fa uso beatamente di sostanze, perche’ tanto “così fanno tutti” . E allora, su cosa creiamo un’alleanza terapeutica o meglio con chi?
Ci affidiamo alla copiosa reiterazione delle massime e dei consigli di psichiatri, resi anche loro famosi ormai dai social, dai video che circolano, alle volte così scontati e semplici per un effetto comunicativo. E poi? Poi chi mette in pratica quello che dicono?
Credo sia inutile dirsi altro. Pensiamo che i nostri genitori o i nostri nonni ci hanno educato senza troppi concetti pedagogici studiati e ostentati. Erano loro stessi dei grandi esecutori senza troppe parole, spesso inutili e vuote, spesso contraddittorie.
Non si può affidare tutto al pensiero degli psicologi, poiché la vera psicologia è nella prossimalità.